Cerimonia del matrimonio esseno

Si disegna un gran cerchio con l’incenso e, nel mezzo, si sistema una candela accesa oppure si accende un piccolo fuoco. Accanto si dispongono due cestini: uno è vuoto e ricoperto da un fazzoletto di tela bianca, l’altro contiene le 108 perle di colore blu e rosso.
Una persona è seduta per terra, vicino ai cestini, ed ogni volta che prende una perla per introdurla nel cestino vuoto canta un aum (oppure amn) con i presenti, fino a cantarne 108.
Gli sposi sono seduti anch’essi a terra, non lontano dal cerchio fin dall’inizio del rito. Alla fine degli aum, viene loro consegnata la candela accesa. Intorno agli sposi si tracciano una stella a sei punte, usando per questo l’acqua, da aspergere con precisione con la punta delle dita, e un quadrato con della terra o con chicchi di grano, che sono simbolo della Terra stessa e della generosità̀. Intorno al quadrato, viene tracciato un cerchio con dell’incenso. A questo punto, passa di mano in mano il cestino che contiene le perle e ciascuno ne prende una (gli uomini prendono quelle blu, le donne quelle rosse) per infilarle tutte su una cordicella fino ad esaurimento delle perle. Chi infila una perla sulla cordicella, mentalmente pensa ad una qualità̀ positiva.
Viene così composta la collana, alla quale si dà la forma di un Otto, ottenendo due cerchi: lo sposo ne metterà̀ uno al collo della sposa, e viceversa.
Si passa in seguito alla lettura del testo seguente:
«Poiché́ esiste l’Universo,
poiché egli tiene la Terra fra le braccia, poiché nelle sue vene scorre l’Acqua, poiché nel suo cuore c’è il Fuoco, poiché esiste l’Aria del cielo per unire ogni cosa, poiché le stelle palpitano,
e poiché c’è il sole che le fa vivere, ogni istante è sacro. Poiché uno sguardo ne incrocia un altro, poiché due sguardi si sono incontrati e riconosciuti, poiché tanti passi li hanno ravvicinati,
poiché mille parole hanno detto l’amore, e poiché non ci sono parole per dire l’amore intero, questo momento segna con la vostra ri-unione, la volontà del senza nome.»

Segue un lungo aum finale.

Anne Givaudan et Antoine Achram